FERRARA, 16 maggio. «L’aumento della capacità dell’inceneritore di Hera, che superando l’accordo volontario del 2003, con successiva conferma nel 2013, porta da 130 mila a 142 mila le tonnellate annue di rifiuti da smaltire all’inceneritore di via Diana, è uno schiaffo ai ferraresi, le cui buone prassi hanno reso Ferrara tra le prime città italiane per raccolta differenziata. E’ uno schiaffo alla loro intelligenza, perché potenziare al massimo la capacità del termovalorizzatore significa accogliere rifiuti da altre regioni, perché questo avverrà». Così la senatrice Pd, Paola Boldrini, che invita Hera e Comune ad «esporsi pubblicamente, spiegando lo stato delle tecnologie, la finalità dell’aumento di capienza, il piano industriale dei prossimi anni». Boldrini rileva come il comportamento di Hera, «che ha trovato nella debolezza del Comune un sostegno», sia in netto contrasto con i dettami regionali, italiani ed europei. «Abbiamo per la prima volta nella nostra storia un Ministero della Transizione ecologica, istituito in linea con le politiche di salvaguardia ambientale dell’UE, cui oggi siamo obbligati a guardare». Ancora, ricordando che al tempo dell’accordo volontario era Presidente di Circoscrizione Nord-Ovest, puntualizza come i cittadini di Cassana e Porotto – dove sorge il termovalorizzatore – venissero a suo tempo coinvolti in tutte le decisioni in un perenne confronto Comune-Hera-Comunità, con l’allora Consiglio della Comunità Locale (RAB), «organismo che ha consentito ad Hera di ottenere riconoscimenti per la partecipazione dei cittadini. Nell’attuale contesto è invece mancata del tutto la consultazione, la comunicazione, l’informazione. Sia da parte di Hera che del Comune. La somministrazione è avvenuta dall’alto. Non basta che l’Amministrazione demandi tutto alla Conferenza dei Servizi, che ha dato l’ok, per togliersi ogni responsabilità. La storia di questa città parla di scelte condivise per la convivenza con l’inceneritore». La chiosa di Boldrini: «Pare essere più importante il volumi d’affari di Hera che la salute dei cittadini»