Ferrara, 24 luglio. «Ho letto con molto interesse l’annuncio della fusione, prevista per l’anno prossimo, di Azienda sanitaria e universitario ospedaliera, con cui si compirà l’atteso processo si unificazione delle due aziende oggi esistenti. E ho letto nel dettaglio, con altrettanto interesse, il piano presentato in conferenza territoriale socio sanitaria dai rispettivi vertici, Monica Calamai (Ausl) e Paola Bardas (AouFe). Due sono gli aspetti di soddisfazione, il terzo di monito. Il compiacimento deriva dal fatto che Calamai e Bardasi stanno adempiendo al mandato loro dato dalla Regione poco più di un anno fa, con la loro nomina, sapendo fare fronte comune con l’esperienza della pandemia. Il secondo, è che il piano è in linea con il PNRR, ossia con quanto stabilito rispetto al rafforzamento della medicina territoriale: quindi potenziamento dei presidi sanitari esistenti sui territori provinciali, laddove con presidi sanitari si intendono case della salute e ospedali di comunità indispensabili per le cure primarie e le esigenze di una popolazione sempre più anziana che può trovare ambulatori, cure e terapie compatibili con la domiciliarità. Il nostro territorio provinciale, pur essendone provvisto, deve rafforzare i servizi di accesso ai cittadini. In questo modo negli ospedali propriamente intesi per acuzie, a partire dall’hub di Cona, si eviterà il rischio paralisi per eccesso di ricorsi al Pronto Soccorso, che deve rimanere a disposizione delle sole emergenze con alle spalle il 118. Perché il passaggio ad una unica azienda sia efficace si dovranno già da ora monitorare liste di attesa, organici, valutando in corso d’opera tutte le necessità e gli eventuali disagi che si manifesteranno, così da individuare soluzioni. Ancora, perché la fusione funzioni davvero, e arrivo al monito, serve lavorare sulle competenze, sulla formazione e valorizzazione del personale e degli specialisti in tutti i presidi territoriali, nessuno escluso. Quindi infermieri di comunità, di cui a Ferrara partirà il secondo corso, ma anche Oss (Operatori socio sanitari), di cui si ravvisa la sempre maggiore necessità e di cui va riconosciuta la professionalità. Di qui la proposta di legge da me presentata lo scorso marzo e che confido possa essere convertita in legge. Un primo riconoscimento per gli Oss è arrivato grazie all’approvazione, nei giorni scorsi, dell’emendamento a mia prima firma divenuto ora legge nel decreto Sostegni Bis, per l’inserimento della figura degli Oss nel ruolo socio sanitario. Lo si attendeva da 20 anni. Fondamentale sarà pertanto il ruolo di Unife per la preparazione di professionisti specializzati. Accanto, tutti i livelli istituzionali, enti locali compresi, devono mettere in campo azioni concrete sul fronte sociale. Ci sono ambiti, penso alla salute mentale, e temi e situazioni strettamente connessi alla sanità e in molti casi preesistenti al Covid. Solo così la fusione sarà un grande traguardo per tutti noi. Perché la vera integrazione socio sanitaria vede tutti gli attori in campo. La salute tocca le persone, le famiglie, l’intimità. Per questo bisogna andare verso l’umanizzazione della sanità, ricordando che non siamo solo corpi da curare». Paola Boldrini, vice presidente Commissione Sanità in Senato
Comunicati Stampa