Un’interrogazione a risposta urgente all’indirizzo del Ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli. È quella depositata ieri (giovedì) dalla senatrice ferrarese Pd, Paola Boldrini – prima firmataria, seguita dalla senatrice a vita, Liliana Segre, e da altri 37 colleghi Pd – per avere risposte sulla mancata destinazione dei 25 milioni di euro già messi a bilancio per l’ultimazione del Meis (Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoah). Un’opera «di valore internazionale» in riferimento alla storia e alla presenza degli ebrei nel nostro Paese, «sebbene il Governo non lo voglia riconoscere o lo voglia addirittura occultare», stigmatizza Boldrini. Ripercorrendo la nascita del Museo (per legge del 2003), la senatrice rimarca come sia oggi «luogo di incontro e di scambio, apprezzato in Italia e all’estero. Un laboratorio di idee e di riflessioni aperto a tutti – si legge nel testo – che stimola il dibattito sull’ebraismo e sul dialogo tra culture». E che, si rimarca, è «stato sempre sostenuto trasversalmente dagli schieramenti politici». La giustificazione, attribuita a un ritardo della segreteria regionale del Mibac nell’impegnare i fondi che avrebbe fatto saltare il quarto lotto dei lavori di completamento «è inaccettabile e indica sciatteria. Definisce anzi che la cultura non è considerata prioritaria». Lasciarlo a metà, secondo Boldrini e i colleghi, equivale a considerarlo solo un contenitore e non un museo di valore europeo. «Si continua a considerare la cultura un costo e una voce da tagliare. Non un asset strategico e questo conferma la mancanza sia di una visione che di acume politico», l’accusa. La richiesta: «Se si è trattato di errore, seppure ingiustificabile, i fondi cancellati devono essere subito ripristinati. E il MInistro deve dare nel merito una risposta chiara e definitiva».
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