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IL REDDITO DI CITTADINANZA

Nel corso del ciclo di audizioni svolto in Commissione lavoro, la totalità dei soggetti auditi – organizzazioni sindacali e datoriali, rappresentanze degli enti territoriali e del terzo settore, INPS, Corte dei Conti, ISTAT, Ufficio parlamentare di bilancio, Banca d’Italia, ecc. – ha evidenziato serie criticità sia sul disegno complessivo, sia sui singoli profili attuativi del decreto. Tanto le parti sociali, quanto le amministrazioni e le istituzioni pubbliche a vario titolo consultate sui contenuti del decreto, hanno formulato – pur nella diversità di accenti e interessi di ciascun soggetto audito – un coro di critiche talmente ampio e unanime da non trovare precedenti in provvedimenti di analoga rilevanza. La seconda anomalia è costituita dalla reazione del governo e della maggioranza a questo coro di critiche. Tutte le osservazioni formulate dai soggetti auditi sono rimaste prive di ascolto (con l’unica eccezione di quelle del Garante privacy) e tutti gli emendamenti presentati dai gruppi di opposizione sono stati respinti (tutti, senza nessuna eccezione!). Anche in questo caso, deve registrarsi come eccezionale la totale umiliazione del Parlamento e delle sue prerogative e l’assoluta mancanza di sensibilità nei confronti delle parti sociali e dei corpi intermedi. Le poche modifiche approvate al Senato sono peggiorative o comunque evidenziano i gravi limiti presenti nel disegno generale delle due misure.

Approvato in prima lettura dal Senato il 27 febbraio 2019 in un testo sostanzialmente invariato nel suo impianto generale, il cosiddetto Decretone (D.L. n. 4/19) contiene le discipline attuative delle due misure cardine della manovra di bilancio del governo per il 2019: il Reddito di cittadinanza e «Quota 100». La loro adozione congiunta attraverso un decreto-legge non corrisponde ad altra “necessità ed urgenza” se non quella di onorare il contratto di scambio su cui si regge la maggioranza. In nome della necessità di finanziare congiuntamente le misure-bandiera di ciascuna delle due forze di governo, la maggioranza ha deliberatamente scelto di far pagare al Paese un prezzo elevatissimo, materiale e reputazionale, varando una manovra in deficit che sta già dispiegando i suoi effetti recessivi in termini di taglio degli investimenti, aumento del costo del denaro e deterioramento delle aspettative. In questo quadro, il Decretone corrisponde all’unica urgenza di spendere le risorse destinate nei prossimi tre anni al finanziamento del Reddito di cittadinanza (17 mld di euro) e delle norme di anticipazione del pensionamento (21 mld di euro), in funzione del dividendo elettorale che ciascuna delle forze di maggioranza si attende per sé dall’introduzione delle due misure prima delle elezioni europee. Gli effetti concreti di queste misure sulla finanza pubblica si vedranno solo nei prossimi mesi, quando si potranno valutare l’adeguatezza dei mezzi di copertura ed eventualmente l’efficacia dei meccanismi di emergenza previsti dalle stesse norme.

Link al decreto reddito di cittadinanza

http://www.camera.it/leg18/126?tab=&leg=18&idDocumento=1637&sede=&tipo=

IL REDDITO DI INCLUSIONE E IL REDDITO DI CITTADINANZA A CONFRONTO

http://www.senatoripd.it/gCloud-dispatcher/054966cc-246b-11e9-999a-0010186dda0c

Il Reddito di cittadinanza tra iniquità e paradossi. Più risorse, meno certezze

http://www.senatoripd.it/gCloud-dispatcher/95a56590-2494-11e9-999a-0010186dda0c