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Femminicidio Rossella Placati, l’intervento in Aula

Roma, 24 febbraio. Intervento integrale in Senato. 

Gentile Presidente,

Gentili colleghi.

Vorrei chiedere la vostra attenzione su un fatto che ha avuto eco di rilevanza nazionale verificatosi lunedì, a Bondeno, cittadina in provincia di Ferrara, la mia città. L’omicidio, di cui hanno trattato tutti i media, della 51 enne Rossella Placati, trovata riversa nella propria abitazione col cranio fracassato. Voglio insistere su questo termine, fracassato, che urta le orecchie, lo stomaco, ma da cui non possiamo sottrarci perché morti tanto efferate non devono più succedere. Eppure si susseguono. Pochi giorni fa, a Genova, è capitato a Clara Ceccarelli. Prima ancora, a Faeza, a Ilenia Fabbri. Per Rossella Placati gli inquirenti stanno indagando, il compagno è stato fermato e su di lui si stanno indirizzando le accuse. Si è parlato di una crisi di coppia che avrebbe portato all’epilogo di cui sopra. In questi giorni di Rossella abbiamo saputo tanto, vorrei dire troppo. Sappiamo che faceva l’operaia, che era sindacalista, che aveva due sorelle, un ex marito, due figli, il compagno convivente che avrebbe voluto entrare in un reality e che lei praticava corsa e buddismo.  Rossella è stata in qualche modo denudata, presentata ai nostri occhi in flash che ci hanno di lei restituito un’immagine di  bellezza, vitalità, dinamicità, serenità. Aspetti che nulla cambiano rispetto al delitto. Che tale sarebbe stato anche se Rossella avesse svolto un altro mestiere e fosse stata persona introversa. Vi è invece una tendenza ad accentuare aspetti della vita e del carattere delle vittime. Per questo, cari colleghi, credo sia il momento di pensare ad altre azioni, perché quelle messe in campo fino ad ora, evidentemente, non sono state sufficienti. Sono servite, ma non è bastato. Parliamo di educazione, di prevenzione, sensibilizzazione. Eppure, la cronaca ci continua a consegnare fatti come questo. Manca un pezzo. La situazione, dicono gli esperti, è aggravata dal lockdown, che ha tolto spazi vitali, che ha segnato un aumento dell’aggressività tra le mura domestiche. Ma proprio perché sappiamo che l’emergenza sanitaria, come abbiamo avuto l’ennesima conferma oggi, dalle parole del Ministro Roberto Speranza, è ben lontana dall’essere terminata, allora serve ripensare gli interventi in questa direzione. Per l’immediato. Ripensare la prevenzione, l’educazione, la sensibilizzazione. Vanno costruiti nuovi progetti e vanno finanziati. Vanno reperite risorse e vanno spese queste stesse risorse. Il rischio, diversamente, è una presa d’atto che si accompagna a retorica, riflessioni di circostanza, rassegnazione. Non possiamo permettercelo. Il nostro Paese rischia di regredire non solo economicamente ma culturalmente. I fatti di questi giorni, comprese le volgarità sessiste rivolte alle leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni dal docente dell’Università di Siena, Giovanni Gozzini.  ne sono ulteriore testimonianza. Serve capire come parlare ai giovanissimi, di entrambi i generi, alle donne, agli uomini. Servono forse nuove parole. E serve un’alleanza con i media. Politica e media devono fare un patto affinché al fenomeno non ci si abitui, affinché la cronaca non si consumi in due giorni. Affinché chi è vittima di violenza riesca a superare sentimenti come la vergogna e la paura di ritorsioni. Dobbiamo andare oltre il racconto. Ecco perché chiedo che anche all’interno de Recovery si trovino risorse dedicate. Perché qui, anche qui, si dia vita a un gruppo di esperti. Per progetti mirati, anche attraverso l’editoria, tutta. Non possiamo abituarci. Perché questo è il rischio vero. E oltre che dannoso sarebbe colposo.

Paola Boldrini, senatrice Pd