Approvato alla Camera il DDL Lorenzin che all’articolo 3 contiene l’attuazione e la diffusione, «per la prima volta in Italia», della Medicina di Genere nel sistema sanitario nazionale. «Un fatto di rilevanza culturale e scientifica», sintetizza la deputata ferrarese Pd, Paola Boldrini, che della proposta di legge, da cui è stato tratto l’articolo 3, è prima firmataria e che ha contribuito alla stesura del testo del DDL. Ora, anticipa Boldrini, «il Ministero, avvalendosi dell’Istituto Superiore della Sanità, stabilirà un piano per la divulgazione dei contenuti e l’applicazione con specifiche indicazioni in termini di ricerca, prevenzione, diagnosi e cura». Boldrini rimarca il valore aggiunto di una medicina che tiene conto «delle differenze che derivano dal genere», quindi uomini e donne, a «garanzia del cittadino/paziente». Di qui il rammarico verso chi, durante la discussione in Aula, «ha usato il tema per criticare la teoria gender. Una inutile strumentalizzazione che denota incapacità e mancanza di volontà di affrontare con la dovuta concretezza temi fondamentali per la crescita della società». Il passaggio successivo sarà il placet al Senato, ma Boldrini è fiduciosa: «E’ stato fatto uno straordinario lavoro, che peraltro parla molto della nostra città, Ferrara, grazie alla collaborazione, in questi anni, dell’Università e dell’Ausl. E’ un esito ragguardevole di cui sono doppiamente orgogliosa». Una cinquantina di Atenei, intanto, tra cui Unife, aderendo al progetto pilota di formazione Genere Orientato hanno predisposto per l’anno accademico 2017-2018 concetti specifici in almeno un insegnamento.
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