Roma, 12 maggio. Il mio pensiero va oggi a quanti, tantissimi, soffrono di fibromialgia, sindrome da cui sono affetti diversi milioni di italiani, soprattutto donne, che procura dolori muscolari diffusi e difficoltà nei movimenti ordinari. Una patologia socialmente invalidante. Fin dal mio ingresso in Parlamento – prima in Commissione Affari Sociali in Sanità alla Camera, poi in quella Igiene e Sanità in Senato – , me ne sono occupata, coinvolgendo gli esperti delle società scientifiche – Aif (Associazione italiana sindrome fibromialgica) e Cfu (Comitato Fibromialgici uniti) che nel 2017 hanno elaborato il dossier contenente un PDTA (percorso diagnostico terapeutico di assistenza) poi sottoposto ai vertici della Commissione aggiornamenti Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) e arrivando a depositare un disegno di legge. Ho incontrato gruppi di aiuto, in tutta Italia, ascoltato storie. Ho firmato petizioni e fatto da tramite con il Ministero. Quattro anni fa di Fibromialgia non si parlava, oggi la si conosce e la si studia e i malati non sono più soli. A breve sarà pubblicato uno studio multicentrico concordato con il Ministero della Salute teso a stabilire i criteri di identificazione della patologia e gravità della stessa. Una volta elaborati i dati, grazie agli indicatori emersi si potrà procedere – è l’auspicio – all’approvazione della legge.
12 maggio 2020
Su legge, intervista, 5 maggio 2019
In foto: 12 maggio 2016, davanti a Montecitorio, con i referenti Aisf.