Corriere di Bologna.it 10 marzo.
Modificare la legge che impone, nella compilazione delle liste elettorali, che per le donne venga indicato il cognome del marito, anche se separate o vedove. La proposta parte da Vigarano Mainarda, in provincia di Ferrara, dopo la denuncia di una cittadina, Marina Contarini, raccolta dalla consigliera comunale Agnese De Michele del gruppo Costruiamo il Futuro Con Te, che poi ha interessato il Partito Democratico. «Lo scorso marzo, e per la seconda volta da quando risiedo nel Comune di Vigarano Mainarda, durante la trasmissione postale delle etichette di aggiornamento della tessera elettorale, la busta e il suo contenuto erano indirizzate a me, ma anche con il cognome di mio marito, che invece non appariva sulla scheda elettorale e nemmeno sulla carta di identità» ha spiegato Contarini. Così, ha proseguito la donna, «ho colto l’occasione per chiedere agli uffici comunali e al sindaco di togliere dalla anagrafica il cognome di mio marito per lasciare solo il mio da nubile».
La richiesta di modifica
La domanda al Comune è stata avanzata dopo aver «fatto qualche ricerca da cui avevo riscontrato che, con il matrimonio, la moglie conserva la stessa identità anagrafica che aveva anche prima e che il cognome da nubile è il solo utile ai fini di identificare la persona». Motivo per cui il Servizio Elettorale di Vigarano Mainarda ha accolto la richiesta di modifica avanzata da Contarini. «Mi hanno comunicato – ha spiegato la cittadina – che la tessera elettorale, a differenza della lista elettorale, non riporta, per le donne, il cognome di un eventuale coniuge e che avrebbero potuto provvedere come richiesto in quanto attualmente hanno in uso un software che consente di emettere comunicazioni elettorali senza indicare, per le donne, il cognome di un eventuale coniuge. E che quindi le prossime comunicazioni che mi invieranno saranno aggiornate».
Agnese De Michele, che ha messo nero su bianco la richiesta di Contarini, ha affermato: «Siamo convinte che anni di battaglie politiche e di impegno di tante donne per il riconoscimento della parità di genere, anche nel proprio nucleo familiare, siano resi vani da una disposizione come quella contenuta nell’articolo 4 della Legge 1058/1947, che grazie all’interessamento e all’impegno parlamentare di altre donne confidiamo sia presto modificato nella direzione auspicata sulla quale immaginiamo il consenso di tante altre donne». La consigliera comunale ha quindi trovato «ingiustificato che uno Stato che si voglia definire di diritto, o meglio civile, non abbia ancora abrogato disposizioni che contrastano con la dignità della donna vanificandone le conquiste sociali e politiche e contravvenendo altresì alle conquiste introdotte dalla riforma del diritto di famiglia». Ora la proposta è attesa a Roma, grazie al contributo di Paola Boldrini, ex deputata Pd, e della senatrice dem Cecilia D’Elia che, parlando della modifica, ha sottolineato che seppur possa «sembrare una piccola cosa», in realtà è «una battaglia culturale importante».