Roma-Ferrara, 29 novembre. Lo ha depositato ieri, ultimo giorno utile per presentare gli emendamenti in Finanziaria, con la sottoscrizione, anche, dei colleghi Alan Ferrari e Andrea Marcucci. La senatrice dem Paola Boldrini ci riprova, perché crede, come cita il documento, che la salvaguardia della Camera di Commercio di Ferrara sia fondamentale per «garantire da parte delle Camere di Commercio la piena efficacia dell’azione di accompagnamento alla ripartenza delle attività economiche nei territori di competenza». Nella fase intra e post pandemia, questo il succo, il loro ruolo è fondamentale. Boldrini e i colleghi chiedono l’introduzione di un articolo, il 153 bis, che di fatto prevede – fatti salvi gli accorpamenti già conclusi – l’indicazione di criteri e modalità per la revisione del numero massimo delle Camere di commercio e della loro dimensione minima, anche in deroga a quanto previsto dalla legge 124 del 7 agosto 2015 e dal decreto legislativo 219 del 25 novembre 2016. Molte sono i provvedimenti tentati da Boldrini in questi anni. «Io, anzi io Ferrari e Marcucci chi crediamo fermamente. Confidiamo che in questa fase, che contempla una ripresa, e quindi la necessità di coordinare lo sviluppo, se ne tenga conto. Tanto più in considerazione dal cambiamento del quadro economico sociale degli ultimi anni. Perdere l’autonomia di Ferrara e dare avvio a una fusione con Ravenna, significherebbe smarrire un patrimonio identitario importante, col rischio di rallentare, per i naturali assestamenti che seguono simili operazioni, l’attività della nascente ‘unica’ Camera di COmmercio ».