Roma, 26 novembre. «I dati sui femminicidi di questi giorni, a livello nazionale e locale, indicano che il fenomeno è lontano dall’essere contrastato, sta diventando anzi strutturale. Eppure, dice anche che oggi le donne hanno più coraggio di dieci anni fa, hanno maggiore consapevolezza del valore del loro ruolo. Si vergognano di meno, rassicurate probabilmente dagli strumenti legislativi messi in campo negli anni, ultimo in ordine di tempo il codice rosso; dalle campagne di sensibilizzazione, dalle scarpe rosse al numero 1522 trasferito sugli scontrini. Oggi sanno di non essere sole, di non essere le uniche, di non avere colpa. Oggi, in molti casi, denunciano. Non è abbastanza, è evidente, e questo è il primo dei problemi. La rete di protezione non ha fin qui dato gli esiti auspicati. Spesso non sono prese in sufficiente considerazione dalle forze dell’ordine, e questo è il secondo. Poi ci sono gli aspetti di mancata emancipazione lavorativa ed economica, che agiscono da ricatto da parte del partner e dunque da ‘freno’. Il fenomeno esiste e pare dilagare. Cosa possiamo fare? Serve un salto di qualità, soprattutto culturale. In Parlamento abbiamo approvato mercoledì una mozione che impegna il Governo su vari fronti, dall’educazione nelle scuole allo stanziamento di risorse per case rifugio e centri di accoglienza. Poi c’è il PNRR, di cui si parla in riferimento al rilancio economico del Paese, ma che va inteso anche come opportunità per intervenire sulle diseguaglianze nel mondo del lavoro – che la stessa Europa ci invita a superare – attraverso investimenti nell’imprenditoria femminile nelle aree più critiche del Paese; piani per aumentare gli asili nido e l’estensione del tempo pieno nelle scuole per semplificare la gestione di lavoro e consentire una maggiore condivisione degli impegni della gestione della famiglia; il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto domiciliare. Dobbiamo continuare ad intercettare tutti gli strumenti culturali ed economici che abbiamo. Si può solo continuare, insistere. Voglio ricordare infine che quando si parla di femminicidi si parla di figli che rimangono orfani e della violenza assistita di cui sono vittime. Il caso di Alex Pompa, il giovane assolto a Torino per l’uccisione del padre accoltellato per difendere madre e fratello ne è conferma. Alex potrà tornare a casa e alla vita normale, ma il trauma, la ferita, lo accompagnerà per sempre, e noi abbiamo il compito di aiutarlo a superare il dramma che lo ha segnato». Paola Boldrini, Vice Presidente Commissione Sanità in Senato
Comunicati Stampa