Roma, 25 marzo. «Con la legge 17 luglio 2020, n. 77 è stato istituito l’infermiere di famiglia e comunità, che ha la funzione di seguire le famiglie per le cure domiciliari, in collegamento al medico di base. Nonostante la previsione di assumere circa 9600 infermieri, 8 ogni 50 mila abitanti, prevista da quella normativa, ne sono stati reclutati meno di 1000, per cui la disposizione è rimasta di fatto lettera morta. Per questo chiediamo al governo con un’interrogazione quali iniziative intenda assumere per assicurare l’implementazione della figura dell’infermiere di famiglia e comunità su tutto il territorio nazionale, per rafforzare i servizi infermieristici e migliorare il sistema di presa in carico del paziente, assicurando la migliore risposta possibile nel setting assistenziale familiare e di comunità». Lo dice la senatrice del Pd Paola Boldrini, vicepresidente della Commissione Sanità. «Il Patto della Salute 2019-2021 – spiega Paola Boldrini – ha previsto l’adozione di linee di indirizzo per l’implementazione di parametri di riferimento per la presa in carico, favorendo il processo integrativo di tutte le figure professionali, compresa l’assistenza infermieristica di famiglia e comunità. Linee di indirizzo sono state redatte dal sottogruppo tecnico della Conferenza delle regioni a partire dal documento “Position statement su Infermiere di Famiglia e Comunità” della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI). La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, il 10 settembre 2020, ha approvato le ‘Linee di indirizzo infermiere di famiglia/comunità’ per delineare gli orientamenti organizzativi e formativi adattabili alle diverse realtà regionali in merito all’introduzione dell’infermiere di famiglia. Esistono numerose best practise in materia, sul territorio nazionale. E’ ora di passare dalle parole ai fatti perché l’infermiere di famiglia è una figura strategica che ha come mission la presa in carico globale della persona e della sua famiglia al domicilio ed è un ruolo fondamentale nella gestione della cronicità. Una professione che si rivela una valida risorsa in questa fase di emergenza sanitaria in sinergia con medici di famiglia, pediatri di libera scelta, Usca, Sanità pubblica territoriale, una figura voluta proprio dal governo per assistere al meglio i cittadini».
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