Ferrara, 02/04/2020. Non si chiamano mascherine ma ‘schermi filtranti’ e nelle buste distribuite alla popolazione c’è il logo del Comune ma non questa puntualizzazione, «che sarebbe stata opportuna»; ancora, manca l’indicazione delle avvertenze presenti sul sito della stessa azienda produttrice, la Grafica Veneta; va pertanto valutata la sospensione dell’iniziativa, «che così realizzata, senza i necessari requisiti di trasparenza, genera equivoci». Sono i punti chiave dell’interrogazione inoltrata oggi (giovedì) dalla senatrice Paola Boldrini, capogruppo Pd in Commissione Sanità (e sottoscritta anche dal collega Vincenzo D’Arenzio), ai Ministri della Salute e dell’Interno, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, sull’acquisto e consegna delle cosiddette mascherine da parte del Comune di Ferrara. Tra le premesse del documento: la Grafica Veneta ha sottolineato che si tratta «di schermi filtranti che, pur avendo superato tutti i test previsti e ottenuto le certificazioni necessarie, ancora non si possono definire mascherine chirurgiche» e ha «pubblicato un’avvertenza sul proprio sito in cui richiamava l’attenzione a non lavare il prodotto e nemmeno stirarlo fino a che “l’iter dei test che riguardano i cicli di lavaggio e la temperatura adatta non sono stati conclusi”, facendo trasparire che non tutti i test erano stati effettuati»; avvertenza di cui non c’è traccia nelle buste distribuite dal Comune di Ferrara. Boldrini chiede ai titolari dei Dicasteri se risultano effettuati «tutti i test dall’ente competente» e se non «si ritenga necessaria, in accordo con la Regione Emilia Romagna, una sospensione della misura così da non esporre inutilmente i cittadini al contagio tramite il mancato rispetto delle regole sull’isolamento e distanziamento sociale e soprattutto – si legge testualmente – non inducendo i cittadini all’utilizzo di una tipologia di mascherine che non sono in alcun modo da considerarsi come un presidio sanitario (DPI)».
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