Boldrini su Calotte

Boldrini su calotte

«Con la questione calotte per la raccolta dell’indifferenziata stiamo dando una rappresentazione di Ferrara lontana dalla realtà. Sta passando l’idea, anche al di fuori, di una cittadinanza alle prese con un problema ambientale e di scarsa salvaguardia dei propri diritti. E questo non è vero. E’ del tutto evidente che Hera deve misurarsi con la necessità di potenziare e declinare meglio la comunicazione sull’utilizzo del nuovo sistema per l’indifferenziata, istituendo parallelamente – perché no – anche principi premianti, che fungano da incentivo, per chi pratica la differenziata, i cui beneficiari siamo tutti noi. Questo aiuterebbe senz’altro a stimolare un senso di partecipazione e collaborazione. Ma le immagini di questi giorni, fanno pensare a Ferrara come a un capoluogo lasciato all’abbandono, privo di decoro, e questo è ingiusto rispetto alla sua bellezza vera e agli sforzi che le istituzioni stanno facendo per renderla sempre più appetibile. E i numeri sul turismo di questi ultimi mesi, preceduti dal segno più, lo testimoniano. I rifiuti abbandonati accanto ai cassonetti non fanno onore alla città e soprattutto a chi li lascia. Sono un fatto di inciviltà, prima che di ribellione e stizza. C’è su questa vicenda una strumentalizzazione politica tesa a generare un malumore eccessivo e traboccante. Basti pensare che a Pontelagoscuro, dove è stata effettuata la sperimentazione sul sistema a calotta, tutto è proceduto nel migliore dei modi. Ripeto che Hera certamente può migliorare l’informazione, andare in supporto di quella fetta di popolazione che ha difficoltà ad apprendere le nuove modalità di conferimento rifiuti, spiegando meglio sia l’uso della calotta che i vantaggi della differenziata. Il resto lo dobbiamo fare per noi, per vivere in una città più salubre, non per Hera».

Paola Boldrini, deputata Pd

DDL Lorenzin, approvata la Medicina di genere

Approvato alla Camera il DDL Lorenzin che all’articolo 3 contiene l’attuazione e la diffusione, «per la prima volta in Italia», della Medicina di Genere nel sistema sanitario nazionale. «Un fatto di rilevanza culturale e scientifica», sintetizza la deputata ferrarese Pd, Paola Boldrini, che della proposta di legge, da cui è stato tratto l’articolo 3, è prima firmataria e che ha contribuito alla stesura del testo del DDL. Ora, anticipa Boldrini, «il Ministero, avvalendosi dell’Istituto Superiore della Sanità, stabilirà un piano per la divulgazione dei contenuti e l’applicazione con specifiche indicazioni in termini di ricerca, prevenzione, diagnosi e cura». Boldrini rimarca il valore aggiunto di una medicina che tiene conto «delle differenze che derivano dal genere», quindi uomini e donne, a «garanzia del cittadino/paziente». Di qui il rammarico verso chi, durante la discussione in Aula, «ha usato il tema per criticare la teoria gender. Una inutile strumentalizzazione che denota incapacità e mancanza di volontà di affrontare con la dovuta concretezza temi fondamentali per la crescita della società». Il passaggio successivo sarà il placet al Senato, ma Boldrini è fiduciosa: «E’ stato fatto uno straordinario lavoro, che peraltro parla molto della nostra città, Ferrara, grazie alla collaborazione, in questi anni, dell’Università e dell’Ausl. E’ un esito ragguardevole di cui sono doppiamente orgogliosa». Una cinquantina di Atenei, intanto, tra cui Unife, aderendo al progetto pilota di formazione Genere Orientato hanno predisposto per l’anno accademico 2017-2018 concetti specifici in almeno un insegnamento.

Finalmente arriva la medicina di Genere

Il ddl Lorenzin, alle sue battute finali alla Camera, garantisce per la prima volta in Italia la medicina di genere. Si tratta di un fatto davvero importante al quale abbiamo lavorato con determinazione”.

Lo afferma Paola Boldrini, deputata del Partito democratico che ha contribuito alla scrittura di questa parte della legge.

Boldrini spiega che “la legge dice che il Ministero della Sanità, avvalendosi dell’Istituto superiore di sanità, dovrà stabilire un piano per la diffusione della medicina di genere mediante la divulgazione, formazione e indicazione di pratiche sanitarie che nella ricerca, nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura tengano conto delle differenze derivanti dal genere. Tutto questo per garantire la qualità delle prestazioni del nostro Servizio sanitario. Dispiace che un capitolo così importante, supportato dalle evidenze scientifiche e dalle osservazioni della medicina e della società, sia stato usato da alcuni deputati durante la discussione in Aula per criticare la teoria gender, estranea alla legge e al tema stesso. Un mix di ignoranza e strumentalizzazione davvero odioso”, conclude Boldrini.

Fonte: Quotidianosanita.it

Fibromialgia e centro trasfusionali

Fibromialgia e centro trasfusionali

Doppia soddisfazione su un doppio fronte – fibromialgia e centri trasfusionali – per la deputata ferrarese Pd, Paola Boldrini. Primo versante: dopo la consegna in Commissione Affari Sociali e Sanità di una risoluzione – di cui è prima firmataria – contenenti precise richieste di impegno al Governo in termini di esenzioni e prassi diagnostiche, mercoledì sono partite le audizioni in presenza degli esperti referenti delle società scientifiche di Aisf (Associazione italiana sindrome fibromialgica) e Cfu (Comitato Fibromialgici uniti) che hanno elaborato un dossier inviato ai vertici della Commissione aggiornamenti Lea. Sul secondo, è stato approvato l’ordine del giorno con cui Boldrini, nell’imminenza delle nuove linee europee che entreranno in vigore nel 2018, chiede al Governo maggiore omogenietà sul fronte dell’accreditamento dei centri trasfusionali. E questo «in nome della garanzia del presidio». Il tutto, come lei stessa rimarca, avviene mentre la Camera ha dato il placet alla legge sull’utilizzo della cannabis terapeutica nella terapia del dolore per determinate patologie, tra cui appunto la fibromialgia. «Sono passaggi fondamentali – la chiosa di Boldrini – che vanno tutti nella direzione di supportare i cittadini pazienti rispetto a malattie insidiose e spesso invalidanti».

Fibromialgia, Boldrini, presentata risoluzione

Fibromialgia, Boldrini, presentata risoluzione

«Dalle parole ai fatti, o meglio ai numeri». Così, con soddisfazione, la deputata ferrarese Pd, Paola Boldrini, commenta la risoluzione – di cui lei è prima firmataria – presentata in Commissione Affari Sociali e Sanità sulla fibromialgia.  Al Governo si chiede di assumere tre precisi impegni: assegnare un codice identificativo di patologia; inserirla tra le malattie croniche dei Lea (Livelli essenziali di assistenza); adottare misure e tempistiche  per definirne la cronicità, così da garantire l’esenzione di determinate prestazioni di classe A. Nel dettaglio si propongono: due visite annue da specialista reumatologo o algologo; una dal fisiatra; una dallo psicologo; una dal nutrizionista; ed esami annui strumentali e di laboratorio. Ancora, si impegna il Governo a «prevedere l’uso – riporta il documento – di farmaci cannabinoidi per la terapia del dolore». «Questa risoluzione – spiega Boldrini – fa sintesi di un ascolto attento di chi soffre di questa patologia, fin qui orfana di medicinali specifici e prassi diagnostiche omogenee. Cerca di mettere un punto, definitivo, al senso di abbandono provato da queste persone, che con dolori muscolari diffusi e difficoltà nei movimenti, fanno i conti con una diminuzione della qualità della vita. Ancora, tenta di andare loro incontro in un percorso spesso economicamente ed emotivamente costoso». La deputata rileva poi come «sia frutto dell’importante lavoro scientifico svolto da Aif (Associazione italiana sindrome fibromialgica) e Cfu (Comitato Fibromialgici uniti), con la realizzazione di un dossier che contiene anche un PDTA (percorso diagnostico terapeutico di assistenza) nei giorni scorsi parallelamente inviato ai vertici della Commissione aggiornamenti Lea». Mercoledì prossimo partiranno le audizioni in presenza degli esperti delle società scientifiche. «L’auspicio – la chiosa di Boldrini –  è che visto il grande impegno sviluppatosi su più fronti, la risoluzione venga accolta nella sua completezza».

Fibromialgia, illustrato a Verona l’iter nazionale in corso

FERRARA, 30 SETTEMBRE 2017. L’interesse per la malattia ha superato qualsiasi confine, a conferma che si è intercettato un bisogno reale». Con queste parole la deputata ferrarese Pd, Paola Boldrini, commenta l’affluenza di gente all’incontro sulla fibromialgia avvenuto ieri sera, venerdì, a Nogara (Verona), in un incontro organizzato dal Pd locale, col coordinamento di Silvia Benatti. Boldrini – attiva da oltre un anno per l’inserimento della patologia nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) –  è stata chiamata per fare il punto della situazione a livello nazionale, insieme alla reumatologa Irma Lippolis. Ha quindi annunciato con soddisfazione che «è ormai pronto il dossier» realizzato con la documentazione scientifica fornita da Aif (Associazione italiana sindrome fibromialgica) e Cfu (Comitato Fibromialgici uniti), che a breve sarà presentato alla commissione di aggiornamento dei Lea. Al tempo stesso ha espresso rammarico per il recente rinvio della discussione in Aula (a causa di 300 emendamenti, quasi tutti di AP)  del testo sull’uso terapeutico della cannabis contro il dolore, cui la Commissione Affari Sociali ha lavorato per mesi. «Significa una risposta in meno da dare anche a chi soffre di fibromialgia, costretto a convivere con dolori muscolari diffusi, difficoltà a compiere movimenti, diminuzione della qualità della vita sotto il profilo professionale, sociale, affettivo». L’auspicio, con la consegna del dossier, è che il Ministero inauguri la strada dell’attribuzione di un codice identificativo alla malattia per censire i pazienti cui è stata diagnosticata. Il che consentirebbe di avere un monitoraggio nazionale, che vada oltre il preciso impegno delle Regioni, «come l’Emilia Romagna, che ha istituito un apposito tavolo di lavoro».

Boldrini, su reinserimento lavorativo donne operate al seno e diffusione test BRCA

Boldrini, su reinserimento lavorativo donne operate al seno
e diffusione test BRCA

«Non serve solo il reinserimento, serve un reinserimento che tenga conto della necessità di specifici adattamenti nel processo lavorativo e la coscienza che il timore di recidive può cronicizzarsi nella fascia con maggiore fragilità psico-sociale. Serve una ‘riabilitazione’ basata sulla necessità di migliorare l’efficienza fisica e ritrovare la propria identità». E’ la sintesi dell’intervento con cui la deputata ferrarese Pd, Paola Boldrini, in qualità di membro della Commissione Affari Sociali e Sanità, ha preso parte ieri (martedì) insieme al sottosegretario alla Salute, Davide Faraone, al convegno ‘Il reinserimento lavorativo e sociale delle donne operate al seno’, patrocinato dalla Camera, che la deputata stessa ha contribuito a realizzare, alla Sala Aldo Moro di Montecitorio. Convegno in cui è stato presentato il report conclusivo di uno studio effettuato dall’Ausl di Bologna e Associazione Onconauti: 1578 le donne selezionate, età media 55 anni ani, 841 quelle che hanno accettato di rispondere al questionario, 540 quelle occupate al momento dell’intervento, 503 quelle poi rientrate al lavoro, 37 le non rientrate. Di queste 37, 17 sono state costrette a licenziarsi o sono state licenziate per problemi di salute. Per questo, come rimarca Boldrini, la sfida è lavorare sul doppio binario della consapevolezza dei propri diritti e della sensibilizzazione dei datori di lavoro, con il coinvolgimento di medici. «Siamo di fronte ad una nuova sfida, che vede uniti Aziende, sanità pubblica e associazioni di volontariato». Domani (giovedì) Boldrini sarà tra i relatori della conferenza stampa, alla Sala Caduti di Nassirya, del Senato, della presentazione del test BRCA per il carcinoma ovarico e della mammella. «Un passo importante per consentire alle donne di individuare la famigliarità, attuando così una prevenzione più mirata». Di qui il «mio impegno per una corretta diffusione e introduzione del test a livello nazionale».